Getty Custom Solutions ed io

Getty Custom Solutions, se fino ad un paio di mesi fa mi avessero chiesto di cosa si occupava questo settore della famosissima agenzia fotografica internazionale Getty Images, avrei dovuto cercare su internet.
Le mie conoscenze di Getty Images arrivavano fino a ciò che mi raccontavano i colleghi che lavorano con loro e ciò che vedo in giro, quindi pubblicazioni, testate, immagini dai più grandi red carpet ed eventi del mondo, ecc
Qualche immagine nell’archivio di Getty Images ce l’ho anche io, ma sono per lo più foto di viaggi e non superano la ventina.
Ma quindi cosa centro io con Getty Images?
Adesso vi spiego…
Dobbiamo fare un salto indietro di circa un mese.

Poco prima di Natale, la sera dopo il mio ritorno da New York, stavo litigando con il mio archivio per postprodurre e sistemare il materiale prodotto nel viaggio appena concluso, quando mi arriva una mail su info@dreamworlds.it, la mia mail generica di contatto di lavoro.
Questa mail aveva come oggetto “Getty Intro Assignment” la apro e comincio a leggere.
In doppia lingua, italiano ed inglese, mi veniva spiegato che la Getty Custom Solutions era interessata a collaborare con me e ad affidarmi degli incarichi come fotografo, seguivano un pò di informazioni su alcuni possibili incarichi, e la richiesta della mia disponibilità alla proposta.

La mia prima reazione come quella che avrebbe avuto il 99,9% della popolazione mondiale a cui arriva una mail sulla casella di lavoro generica (dove di norma arrivano chili di mail spam o truffa) in cui la più grande agenzia fotografica del mondo, ti cerca per affidarti dei lavori importanti, è stata per così dire di scetticismo, anzi lo tradurrei meglio in una sonora risata corredato da un sonoro SE VABBE’! alla romana.
Dopo questa prima reazione e carico dello scetticismo di cui parlavo, mi sono aperto l’indirizzo da cui proveniva e l’indirizzo in Cc, entrambi avevano come estensione @gettyimages.com.
Ho provato a mettere da parte un pò dello scetticismo, (ma manco troppo lo ammetto) ed ho risposto alla mail in maniera educata, dicendo che ringraziavo per la proposta, che sarei potuto essere interessato, ma che avrei voluto qualche informazione in più.
Inviata la mail ho cominciato a cercare informazioni su internet su questa Getty Custom Solutions e sulle persone che mi avevano contattato. Ne trovai parecchie, ovviamente, ma soprattutto trovai i profili LinkedIn corrispondenti ai nomi che mi risultavano sulla mail arrivatami, i nomi, le professioni ed i dati corrispondevano davvero ai responsabili “Global” degli Assignment Getty Custom Solutions.

Lo ammetto ancora non ci credevo.

Un paio d’ore scarse dopo la mia risposta, mi arriva un’altra mail, sempre da loro, in cui mi descrivevano per filo e per segno in italiano (questa è una cosa che mi ha molto colpito lo ammetto, per farmi capire bene ciò che volevano si stavano esprimendo nella mia lingua madre pur di far si che non ci fossero malintesi e che fosse tutto chiaro) cosa avrebbero voluto da me, cosa gli serviva, e mandandomi un pdf con le linee guida del loro modo di lavorare.
Lessi tutto ancora incredulo, chiudevano la mail dicendo che se accettavo mi avrebbero contattato dopo qualche giorno perchè probabilmente avrebbero avuto già un incarico per me.
Gli risposi che ero disponibile e se volevano ero a loro disposizione.

Nel frattempo avevo mandato le richieste di collegamento su LinkedIn

Mi ricontattarono qualche giorno dopo dicendomi che l’incarico era stato cancellato e che mi ringraziavano per la disponibilità.
Finita li…
Vabbè non ci avevo creduto più di tanto, probabilmente avevano trovato qualcuno con più esperienza di me che giù lavorava con loro ed avevano affidato a lui/lei quell’incarico, oppure era semplicemente una mail spam da cestinare da subito senza neanche “passare dal via”.
Le Feste di Natale e Capodanno trascorsero senza sussulti…
poi…

Due settimane fa mi arrivano due notifiche LinkedIn attaccate entrambe dicevano “xxxx ha accettato la tua richiesta di collegamento”, poco dopo una mail.

Questa mail aveva un oggetto simile a quelle precedenti, ma partiva con un molto cordiale:
Ciao Luigi siamo tornati!

Al momento quell’esordio mi ha fatto sorridere, ma mi ha anche detto qualcosa di più della persona che mi stava ricontattando, una persona che dalla prima mail ha usato l’italiano per parlare con me ed ha fatto di tutto per non apparire fredda o troppo professionale, ed è una cosa che ho apprezzato moltissimo.

Nella mail mi veniva spiegato che gli serviva una gallery con le mie immagini migliori di reportage di eventi e di “Grip & Grin”, per me quel Grip & Grin era praticamente buio totale, poi informandomi ho capito cosa fosse.
Avete presente le classiche foto dove ci sono due che si stringono la mano sorridendo a favore di camera? Ecco quello è Grip & Grin
A quel punto il mio scetticismo cominciava a vacillare lo ammetto, ma c’era sempre: “Possibile che questi così grandi, così importanti, mi vengono a cercare a me?”
Il giorno dopo ricevo un’altra mail con la richiesta del mio numero di telefono per inserirmi in un gruppo whatsapp per coordinare il lavoro.

Fermi tutti! Boni! Qui il rischio comincia a farsi importante, se prima avevo ancora “lo schermo” della mail, sapevo che se avessi dato il mio numero, se fosse stata una fregatura, molto ben fatta lo ammetto, avrei dato il mio numero di telefono in mano a chissà chi…
Cosa dovevo fare? C’ho pensato, c’ho ripensato e poi gliel’ho dato….

A questo punto siamo all’altro ieri.
Poco dopo pranzo, mi arriva un’altra mail in cui mi confermano la volontà di collaborare, che essa sarebbe stata confermata su un gruppo whatsapp che sarebbe stato creato di li a poco e che mi ringraziavano.
Poi più nulla per l’intero pomeriggio
La gocciolina di sudore per il rischio che stavo correndo la potete immaginare? Io che non rispondo ai numeri che non ho in rubrica per evitare problemi con telemarketing e truffe varie, che mi ero fidato a dare il mio numero a scatola chiusa.
Poi poco dopo cena: “Ciao Luigi!” su Whatsapp da un numero con prefisso degli Stati Uniti.
Controllo il profilo del numero che mi ha contattato ed il nome che ha messo corrisponde a quello di una delle persone con cui parlavo su quella mail.
Rispondo e chiedendomi di parlare in inglese via chat, mi spiega che da li a poco sarei stato aggiunto ad un gruppo dove mi avrebbero spiegato il mio primo incarico.
Passano altre due ore, si arriva a mezzanotte passata, mi arriva la notifica di essere stato aggiunto ad un gruppo, da li passa un’altra ora scarsa e si fanno le due passate, mi riscrive la persona di prima su chat singola e mi spiega che la mattina dopo (con il loro fuso, quindi il mio pomeriggio) nel gruppo dove sono stato aggiunto mi avrebbero spiegato tutto riguardo l’incarico e la collaborazione, rispondo con un ok ed un Buonanotte, prima di capitolare al sonno alle 3 passate.
Il pomeriggio successivo, cioè ieri, si scatena un tornado tra mail e messaggi Whatsapp, mi viene spiegato tutto per filo e per segno, mi vengono presentate (virtualmente) altre due persone sul gruppo whatsapp e soprattutto, mi viene inviato un contratto di collaborazione worldwide senza scadenza per progetti “ad assegnazione” quindi su commissione, con l’intestazione Getty Images, mancava solo la mia firma elettronica che sarebbe stata apposta da me attraverso un sito certificato che già conoscevo perchè era lo stesso con cui avevo firmato il contratto con i Duty free di Fiumicino non più tardi di un paio di mesi fa.

Penso di essermi letto e riletto quel contratto tipo tre o quattro volte, quella era LA PROVA inconfutabile che era tutto vero!
Getty images mi era davvero venuta a cercare per affidarmi alcuni dei suoi clienti internazionali.
Apposi la mia firma, era fatta!
Il passo successivo, anzi i passi, sono state informazioni per la fatturazione, sistemi di inserimento, linee guida su foto e materiale.
Il primo incarico già lo ho.
Non sono come andrà, non so come sarà e spero vada tutto bene (ho un pò di ansia e di emozione lo ammetto) ma intanto ho firmato un contratto con Getty Images

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